giovedì 19 gennaio 2012

Le radici di un'idea comune. Intervista al Front National de la Jeunesse


Il Laboratorio Culturale Aslan intervista Julien Rochedy, dirigente del Front National de la Jeunesse.

E' per noi un enorme piacere poterci confrontare con giovani europei che affrontano la politica e la quotidianità con spirito di  militanza e dedizione. Nell'epoca moderna dove contano apparenza e ricchezza materiale, l'azione più nobile che si possa compiere è certamente quella di dedicare se stessi al bene comune, al cambiamento della comunità nazionale e alla riscoperta degli antichi valori che hanno fatto dell'Europa un continente portatore di millenaria tradizione.
Oggi ci troviamo in una situazione particolare, dove storia e popoli sembrano oppressi dai burocrati della grande finanza, dove l'uomo sembra costretto a piegarsi ai tecnicismi, al mondo della ragione, al potere degli speculatori. L'unione europea, che avrebbe dovuto rappresentare una comunità di intenti e di tradizioni, sembra aver rinnegato le proprie radici occupandosi solo di economia e mercato, tralasciando quel ruolo politico di cui il nostro continente, oggi più che mai avrebbe bisogno. In questa situazione, giovani come noi e voi, rappresentano, per usare una frase di Tolkien, "le piccole mani che muovono il mondo". Ogni tipo di attività volta a svegliare i popoli da questo torpore, utile per ridonare dignità e orgoglio alla storia della nostra Europa non può che partire da grandi movimenti generazionali, che a differenza di quelli del 1968, hanno a cuore le sorti della propria nazione, credono nella famiglia, nell'onore, nella comunità, nella bellezza del dono, nella magia della vita.

In che modo il Front National de la Jeunesse affronta questo periodo di crisi della politica? Quali sono le sue ultime battaglie?


Nella crisi attuale noi vediamo che la rivelazione di questo sistema del re denaro e della globalizzazione sfrenata non è più praticabile. D’ora in poi dovremmo essere all’altezza di offrire un progetto alternativo ai francesi, per non far si che la crisi ci passi vicino senza affrontarla. Noi ci battiamo regolarmente per convincere i francesi, moltiplicando le azioni simboliche (come giocare a poker davanti le banche), la produzione di immagini, manifesti e volantini relativi,  nel tentativo di accendere il dibattito, nel più breve tempo possibile,  perché possiamo essere e siamo i migliori in questo campo.


L'Unione Europea, già pochi anni fa, decise di non inserire all'interno della propria costituzione un importante passaggio sulle radici cristiane. Voi, che avete come eroe nazionale Giovanna d'Arco, come vedete questa scelta di cancellare un pezzo così importante della nostra storia?

Pierre Manent ha scritto: “Ogni volta che viene menzionata l’Europa, è per annullarla”, il che significa che l’Europa di oggi nega tutto ciò che è veramente l’Europa. L’UE è come un casco scomodo, pesante e grosso, posato sulla vera Europa, quella della civiltà ellenico-cristiana, quella delle Nazioni. Io dico sempre che sono più europeo di quelli di Bruxelles, perché essi creano da zero un’Europa artificiale, io amo l’Europa che esiste, quello che abbiamo ereditato.

Che importanza hanno, le radici e le tradizioni nella vostra visione del fare politica?

Per noi le radici costituiscono la nostra identità, la nostra personalità ed il nostro carattere. Senza questi elementi, gli uomini sarebbero degli insetti che volteggiano nel vuoto, senza forza e senza anima. Le tradizioni sono una fonte di saggezza accumulata nei secoli, e volerle distruggere per  la politica da tavola, come hanno fatto i socialisti e i comunisti, e come fanno i liberali oggi, è una pura follia.

La Francia, ancor più dell'Italia, è stata sotto attacco dei media per la sua politica nei confronti dell'immigrazione. In che modo secondo voi, si dovrebbe affrontare il problema dell'esodo dai paesi del terzo mondo?

Penso che abbiamo bisogno di affrontare la questione su due direttrici: in termini economici e in termini di identità. In primo luogo, l'immigrazione verso l'Europa distrugge le due economie: quella del paese ospitante, perché non ha i mezzi, soprattutto in tempo di crisi, ma anche quella del paese di emigrazione, perché si priva di manodopera e cervelli di cui ha bisogno per lo sviluppo. Quindi nessuno è vincente in questo caso. Poi, in termini di identità, penso che rischiamo una sovversione  della nostra cultura e dell'essenza del nostro popolo, che è circa la stessa da più di mille anni.


In Italia si è insediato, in un modo assai sconvolgente, un governo guidato da tecnici, provenienti dalle agenzie di rating più famose del mondo. Pensate che esista un disegno internazionale volto a stravolgere i governi eletti dal popolo per instaurare un potere dell'economia?

Ammettiamolo, l'economia e la finanza dirigono gli uomini politici già da tempo!
Proprio quelli che il popolo ha eletto sono dei grandi pupazzi della finanza internazionale.   Momentaneamente, il potere delle banche non si prende più la briga di farci credere alla favola della democrazia, impone direttamente i suoi capi di Stato. Almeno nessuno potrà dire che non ne era al corrente.

Da secoli esistono decine di superficiali stereotipi che dividono il popolo italiano da quello francese, qual'è la reale considerazione che la Francia e il vostro movimento hanno nei confronti dell'Italia?

Per noi gli Italiani sono fratelli, come lo sono gli inglesi, gli spagnoli e i tedeschi, e l’insieme dei popoli europei. Noi siamo una sola e unica civiltà e stiamo affrontando le stesse difficoltà: il potere dell’UE, la sottomissione al potere degli USA e delle banche,l’immigrazione incontrollata, la crisi dei valori ecc. Noi possiamo e dobbiamo sormontare queste difficoltà insieme, augurando a ciascuno di noi di riprendere ciò che avevamo iniziato su scala nazionale.


La Francia e l'Italia sono due nazioni con un territorio assai complicato, esistono infatti all'interno di entrambe molte differenze tra il Nord e il Sud. Pensate che le identità locali possano essere ostacoli o punti di forza nella costruzione di un'identità nazionale?

Personalmente, penso che possano essere un bene, visto che dal loro sincretismo nasce una cultura particolare, con dei tratti propri. In Francia, per esempio, sono convinto che arricchisca la nostra cultura, visto che i bretoni si sentono sia bretoni che francesi, come gli occitani si sentono sia occitani che francesi Etc. Dal momento in cui si prende coscienza che la nostra nazione francese è il nostro comune denominatore, non ci potranno essere problemi. D'altra parte, qualcuno che si sente bretone e non francese, non ha capito nulla e resterà condannato, visto che oggi solo lo stato nazionale può proteggete le sue terre dalla crisi economica e, per esempio, dai flussi migratori.

Qual è la posizione del Front National de la Jeunesse sull'operato del Governo Sarkozy?

Noi pensiamo che Sarkozy non ami la Francia, lui preferisce il modello americano. Ha fregato tutto il mondo facendo credere che volesse proteggere l’economia Francese, puntare sulla sicurezza e regolare l’immigrazione, ma non ha fatto niente. Al contrario sotto l’amministrazione di Sarkozy, ogni cosa è peggiorata: la disoccupazione, il debito, l’insicurezza, l’immigrazione e la cultura identitaria.

L'Italia, avendo scelto di non avere centrali nucleari, compra gran parte dell'energia che utilizza dalla Francia, questo ci rende uniti sotto il campo delle energie ma nonostante ciò la guerra in Libia e contro Gheddafi è stata intrapresa molto probabilmente per rompere un rapporto energetico/economico che si era creato tra la Libia, l'Italia e la Russia che vedeva rompere il potentato atlantico che fino ad allora aveva l'egemonia su tutto il mediterraneo. Qual è la vostra posizione sulla guerra in Libia e sulla questione energetica?

Eravamo contrari alla guerra in Libia, d'altronde le cause non sembrano essere state molto europee e francesi.
Sulla questione dell'energia, penso che l'Europa debba aprirsi all'est, instaurando delle grandi alleanze con paesi come la Russia, che hanno bisogno l'uno dell'altro per governare sul mediterraneo, e insieme dovrebbero puntare sulle nuove energie, più ecologiche. Il saper fare dell'Europa e la sua inventiva possono tutto.


Per chiudere vi chiediamo se doveste consigliare un libro, una canzone ed un film ai giovani italiani, quale scegliereste?

Consiglierei tutta la letteratura Francese! A parte gli scherzi, consiglierei “Le siecle de 1914” di Dominique Venner, che ricostruisce il ventesimo secolo e comprende tutta la storia che ha determinato il presente che viviamo. Il mio consiglio è di conoscere bene la propria cultura, è importantissimo. Il domani appartiene a noi, bisogna osare ! Un vostro grande poeta diceva : ”memento audere semper”, è il mio motto: deve essere il nostro.

Per leggere l'intervista in lingua originale clicca qui:
http://laboratorioaslan.blogspot.com/2012/01/les-racines-dune-idee-commune-entretien.html

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